È una sera di quasi primavera. In mattinata Maddalena ha ricevuto una
lettera: la sua amica Cristina, da Milano, le scrive che da lei fa ancora
freddo e non è tempo di metter via il cappotto. Maddalena vive più a sud e
legge seduta sul pavimento a gambe incrociate, in pigiama, davanti alla
finestra socchiusa. Passa un aereo ma ben oltre le nuvole, se ne vedono solo le
luci e non si sente alcun rumore.
In strada, proprio mentre Maddalena si alza ripiega la lettera e la mette
nel cassetto del tavolino sotto il davanzale prima di ficcarsi a letto, un uomo
torna a casa. Lo aspettano un gatto e una donna in carne ed ossa. L’autobus
notturno è passato con leggero anticipo e non piove. Mentre apre il portone
alza lo sguardo al palazzo vicino: vede per un istante la ragazzina in pigiama
accanto alla finestra, poi la luce si spegne.
Il mattino seguente al mercato qualcuno compra mele, pane, carote e
burro. Le monete tintinnano nelle mani screpolate della fruttivendola. Ha le
guance rosse, un figlio in quinta elementare con il ginocchio sinistro
perennemente sbucciato a furia di giocare a pallone e una sorella, bruna come
lei, appena tornata da due giorni a Sperlonga. Ne parla incantata; s’è
innamorata, capita a tutti, prima o poi.
Mentre le monete tintinnano passano un postino e Maddalena; sta andando a
scuola, ha le scarpe allacciate male e come sempre non si è pettinata. Correndo
i ricci le s’incollano alla bocca; intanto pensa a una conchiglia raccolta al
mare con Cristina e che adesso sarà a Milano, in una casa che non ha visto mai.
Cerca di ricordare la forma della conchiglia ma non ci riesce. Le amiche si
mancano. É semplice da sentire, tutti possono riuscirci.
All’ultimo piano del palazzo in fondo alla strada l’uomo ora dorme
sereno. Ha sognato la ragazzina spettinata che abita di fronte e non s’è ancora
svegliato. Il braccio intorno alla pancia della donna, il gatto sui piedi che
sbucano dalle coperte leggere, l’uomo è forse felice. Nel sonno profondo che
precede il momento in cui si sveglierà allegro, vitale, leggero, sente la
pancia di lei crescere sotto la sua mano. Si rannicchia, pensa:
“Sarà una femmina.”
La donna gli s’accosta, il gatto trova un equilibrio nel movimento di
gambe e coperte, e lui ha ancora un pensiero, un desiderio tra il pensiero e il
sogno:
“Nascerà con il sole.”
Sono le nove. Cristina è in classe, apre un libro, inizia a leggere ad
alta voce, ma si distrae strada facendo:
“God of the golden bow,
And of the golden lyre,
And of the golden hair,
And of the golden lyre,
God of the gold…”
Da qualche parte innaffiano un giardino.
L’uomo, il gatto, la donna si baciano. Questa sera lei farà un minestrone che le riuscirà particolarmente bene, domani è domenica, e non c’è nessuna guerra, non c’è la guerra, non c’è la guerra.
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